SAGGI (53)
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  • Sulla ministerialità della parrocchia

    Una riflessione teologico pastorale sulla vita parrocchiale

    Le parrocchie oggi appaiono, e spesso lo sono, come mortificate. Somigliano più ad “aborti di comunità di salvezza” che a robusti giovani desiderosi di portare fino in fondo gli impegni assunti nel loro giuramento di fedeltà a Cristo. E anche il sacerdozio dei preti appare come mortificato. Manca di un braccio. Assomiglia più al sacerdozio di Aronne che a quello di Cristo. Il problema che si pone è sulla vera completezza del sacerdozio. Nessun prete è sacerdote di Cristo se non permette di esserlo, a modo loro, a tutti quei battezzati che i documenti ufficiali chiamano christifideles laici. Spunta così il problema parrocchia. Problema non nuovo, ma che troppo spesso è stato vissuto con una mentalità arcaica di chi voleva il laico come una sorta di aiutante-volontario, una sorta di sagrestano aggiunto. Abbiamo bisogno di una parrocchia “nuova”, “altra”, in cui il prete riscopra le radici evangeliche del suo ministero, il legame profondo con quel Gesù che adempie le promesse dei profeti e annuncia la gioia che il regno di Dio è vicino, in mezzo agli uomini, sperimentabile. Una parrocchia in cui il singolo laico viva in modo “altro” la sua religiosità.

  • Gridatelo sui tetti

    Una biografia laica di don Antonino La Giglia, parroco della parrocchia SS. Salvatore di Leonforte, in Sicilia. Il volume ripercorre la vita del sacerdote, dal suo arrivo negli anni Cinquanta alla fondazione della parrocchia alla edificazione della chiesa. Tra le righe, la sua l’attività di instancabile annunciatore del Vangelo attraverso l’utilizzo dei nuovi media che, negli anni, si andavano diffondendo, dal cinema alla radio.

  • Stop Tratta!

    Ricerca pilota interdisciplinare per prevenire e contrastare il traffico di esseri umani e la migrazione illegale
    Prefazione di Paolo De Nardis

    La ricerca Stop tratta! trova collocazione nella prima fase della Campagna Stop tratta – Qui si tratta di esseri/e umani, promossa dal VIS – Volontariato Internazionale per lo Sviluppo ONG e da Missioni Don Bosco Onlus nel 2015. Infatti, in linea con le azioni A, B e C della Fase 1 della Campagna Stop tratta, la prospettiva di analisi adottata dalla ricerca Stop tratta! risponde all’intento di dare visibilità all’esperienza migratoria di immigrati che rischiano di essere una “presenza invisibile”. Nello scenario italiano in cui dilaga una percezione negativa del fenomeno migratorio connotata anche da un «gap tra percezione e realtà» dell’immigrazione (Cesareo, 2018), il rischio della loro invisibilità trascenderebbe la dimensione fisica (ossia la reale quantificazione della loro presenza) per alimentarsi attraverso rappresentazioni sociali fondate su uno iato tra ciò che si pensa dell’esperienza migratoria (percezione) e l’esperienza migratoria vissuta dai protagonisti dei flussi migratori odierni (realtà).

  • Pedagogia sociale: la formazione nell'emarginazione

    Il volume raccoglie gli interventi del seminario Incontrare i margini. Declinare l’educare con lo sguardo degli ultimi, svoltosi il 7 marzo 2012 presso l’Università degli Studi di Enna «Kore». Il paradigma della differenza in educazione rappresenta la chiave d’ingresso per decifrare la complessità, per interpretare l’alterità e per orientare la relazione nei termini problematicisticamente aperti dell’emancipazione critica e della coscientizzazione. Nello spirito di una pedagogia democratica, definita secondo i criteri di una nuova paideia, il corso di laurea di Scienze dell’educazione, nel solco delle iniziative promosse da cinque anni a questa parte, ha inteso offrire un nuovo contributo di riflessione per ribadire l’importanza, il valore e il significato di una pedagogia militante, che sappia sempre e comunque collocarsi dalla parte degli ultimi e svolga, inoltre, una funzione di demitizzazione/decostruzione/decriptazione per smascherare le logiche dei poteri forti della politica e dell’economia e di qualsiasi altro sistema oligarchico, corporativo e/o lobbistico. Muovendosi nell’ottica che interpreta la democrazia come tutela dei più deboli, delle minoranze e dei marginali, il volume tenta di proporre itinerari per ripensare e ridefinire il pedagogico e l’educativo con l’occhio della differenza per tracciare nuovi orizzonti ermeneutici e individuare nuovi approdi euristici in grado di attivare processi di negoziazione tra teoria e prassi educativa.

  • Il maestro e la bildung chassidica: ebraismo ed educazione

    È possibile e lecito immaginare la costruzione di un nuovo umanesimo in un’epoca, come quella attuale, caratterizzata da un galoppante revanscismo neorazzista e dalla deriva valoriale? Stefano Salmeri risponde di sì e propone di rifarsi alla Bildung ebraico-chassidica per costruire una società nella quale Verità, Giustizia e Pace saranno i principi fondamentali e in cui il maestro/profeta/tsaddiq sarà guida, esempio e attore/artefice militante in vista della rigenerazione di tutti e di ciascuno. La tradizione ebraico-chassidica, non più presente nell’Europa Orientale dopo la tragedia della Shoah, vive ancora nella testimonianza e nella ricostruzione che ci hanno consegnato pensatori come Buber e Scholem, ma anche scrittori e filosofi come Kafka, Benjamin, Lévinas, Derrida, Rosenzweig. A questi interpreti il volume fa riferimento per tentare di restituire e di presentare al dibattito pedagogico italiano una epistemologia educativa, ermeneuticamente orientata, i cui assunti teoretici appaiono non solo attuali, ma addirittura vitali e rivitalizzanti per la messa in opera di una sincera e problematicamente aperta pedagogia.

  • Manuale di pedagogia della differenza

    La differenza in educazione è la cifra indispensabile e il valore aggiunto per costruire la relazione secondo i criteri di una nuova paideia che ambisce a diventare prassi e teoria criticamente emancipatrice. In una prospettiva aperta e democratica si cerca di presentare in questo lavoro una riflessione pedagogica che si propone di offrire un approccio convergente e divergente del pensiero e che intende fornire risposte problematiche e non dogmatiche agli effettivi e reali bisogni formativi di ogni singolo allievo in situazione di differenza per cultura, per appartenenza sociale, per status economico, per disabilità e per identità sessuale. L’attenzione alla singolarità e alle sue peculiarità, il riconoscimento e il rispetto dell’alterità, il senso della responsabilità assoluta nella relazione educativa e nell’agire quotidiano, la dimensione etica, la ricerca incessante del meglio, la necessità di immaginare e di costruire una società e un mondo sempre più a misura d’uomo costituiscono le direttrici fondamentali del volume, che, non pretendendo di essere esaustivo, si propone però di lanciare alcune provocazioni per spingere a ripensare l’educativo in un’ottica problematica e critica: un’educazione che come nuova paideia intenda essere pratica dell’integrazione e teoresi dell’inclusione secondo le logiche di un mutuo scambio, nel quale, in un dialogo permanente dettato da una reciprocità concretamente vissuta, ognuno è incessantemente centro e periferia a seconda delle esigenze, ma mai marginale e/o diverso/escluso/discriminato.

  • Aldo Capitini profeta del cambiamento

    TRA EDUCAZIONE E IMPEGNO MILITANTE

    Viviamo in un’epoca di profonda recessione ideologica e la cultura sembra aver perduto la sua pervasività, fino ad apparire depotenziata e, a volte, addirittura inefficace. La violenza e l’aggressività sono spesso accolte tra l’indifferenza e l’acquiescenza collettiva: riemergono così i vecchi idoli, la patria, il filo spinato; e i fantasmi del razzismo, dell’antisemitismo, della discriminazione verso i più deboli o differenti. È bene allora che la pedagogia vada a recuperare nel suo passato l’azione e il pensiero di intellettuali come Aldo Capitini, che hanno saputo fare della militanza, della ricerca e dell’impegno la loro pratica di vita, per recuperare concezioni e valori universali di cui il mondo contemporaneo sembra essersi spogliato. Il pensiero di Aldo Capitini appare non solo attuale, ma vivo: costituisce uno di quei modelli positivi in grado di offrire alla pedagogia contemporanea le vie più idonee per contrastare il trionfo dei disvalori creati dal mercato globale. L’etica della nonviolenza, principio fondante e fondamentale dell’educazione aperta di Aldo Capitini, può, quindi, animare l’attuale e il prossimo dibattito culturale, fornendo molteplici stimoli, occasioni di riflessione e di approfondimento, ma anche dubbi e nodi da sciogliere, come l’esigenza di decentramento del potere, la tensione ad una religiosità che non sia dogma, gerarchia e compromesso con il mondo, ma libera espressione di una negazione/superamento della realtà data.

  • Democrazia, educazione e populismo

    Prefazione di Salvo Andò

    La democrazia e l’educazione costituiscono il più sicuro ed efficace antidoto contro il populismo, male endemico di tutte le forme di governo non libertarie, autoritarie e/o, addirittura, dittatoriali. Già i Greci sapevano che la democrazia può degenerare in demagogia e che, quindi, la forma più avanzata di partecipazione e di coinvolgimento popolare può facilmente trasformarsi in una deriva autoritaria, anche se apparentemente mantiene le forme, le strutture e le istituzioni del governo di tutti. I pericoli risultano maggiori, oggi, con il trionfo del potere mediatico, che permette una capillare e sistematica manipolazione dell’opinione pubblica e, peraltro, pervicacemente cerca di penetrare nelle menti per orientare il pensiero, le scelte, le opinioni. Così si ha il trionfo del pensiero unico, che non ha più bisogno di un esercizio libero della ragione ma di soggetti proni di fronte alle offerte del mercato, gagliardamente consumatori, non più cittadini ma sudditi; non servono più intellettuali, ma persone genericamente informate e/o formate. Per tale ragione diventa imperativo categorico ripensare in termini etici la politica e ridotare di senso e di valore l’educazione come pratica/strumento/percorso capace di favorire il cambiamento, di stimolare l’emancipazione, di promuovere il riscatto per tutti e per ciascuno e, di conseguenza, di scongiurare qualsiasi deriva populista, il demagogismo libertario, la tirannia del mercato, la mancanza di coscienza critica, l’idolatria del dio denaro, il culto dei potenti e dei più forti.

  • Dal quaderno al labirinto

    Itinerari di linguistica storica, teorica e applicata
    Contributi di Alfio Lamaia, Santi Messina, Salvatore Menza, Attilio Trovato

    I cinque saggi raccolti in questo volume rappresentano i diversi sviluppi di una tradizione di studi che ha la sua radice, storica e di scuola, nell’esperienza lessicografica del Vocabolario siciliano (1977-2002) fondato da Giorgio Piccitto e realizzato sotto la direzione di Giovanni Tropea e di Salvatore C. Trovato. Lo studio del lessico riunisce il dato particolare al sistema generale, la descrizione sincronica alla ricostruzione diacronica, la riflessione teorica all’applicazione concreta, in una circolarità (dall’ipotesi alla osservazione empirica al raffinamento dell’ipotesi) che coinvolge necessariamente tutti i livelli di analisi.

  • Medicina e profitto

    Con i contributi di: Maurizio Elia, Giuseppe Mineo, Guglielmo Trovato

    E-Book

    Massimo Gaglio ha insegnato e vissuto a Catania, lontano dalle principali sedi di contestazione studentesca come Torino, Milano o Roma. Eppure, nel 1971, prima ancora della fondazione di “Medicina e potere”, esce per una piccola casa editrice un suo saggio destinato a far parlare di sé: Medicina e profitto, tesi di discussione per operai studenti e tecnici. Con un argomentare serrato e lucido il saggio smonta con eccezionale durezza l’intero sistema medico, dall’università alla pratica quotidiana, mostrandone la subalternità alla logica del capitale e la scelta del profitto come obiettivo principale. Non per nulla, Gaglio sceglie come lettori – oltre agli studenti – persone che la medicina del capitale la subiscono: operai e tecnici. Scelta che vogliamo riconfermare anche oggi con questa nuova edizione casualmente proposta in tempo di coronavirus, con alcuni interessanti contributi che aiutano a contestualizzare all’oggi il saggio di Gaglio.

  • Il diritto e la mente

    Elementi di psicologia giuridico-forense

    L’incontro fra diritto e psicologia non è semplice, né facile. Il diritto è una scienza prescrittiva, legata al mantenimento e ripristino dell’ordine e della sicurezza sociale, e basata su norme e procedure all’interno delle quali gli spazi per la soggettività sono ridotti e ben definiti. Invece, la psicologia è una scienza descrittivo-applicativa, che mira a comprendere i fenomeni e a programmarne i cambiamenti partendo proprio dalla soggettività degli attori sociali. Il diritto tende alla certezza della decisione e usa una logica di causalità lineare, la psicologia introduce la logica della probabilità e si basa su una epistemologia di multi-determinazione e di causalità circolare. Non sempre questi mondi si incontrano sul piano teorico ed epistemologico, pur dovendo convivere e arrivare a dei compromessi nelle aule giudiziarie. Perché questa convivenza sia proficua, occorre anzitutto che ognuna delle due scienze conosca – almeno nelle linee essenziali – i principi e i meccanismi dell’altra.

  • Introducing Living Sphere

    Introducing Living Sphere è un manifesto aperto che propone una visione alternativa dell’architettura e che prende una posizione precisa nel mondo della disciplina architettonica. Esso è stato concepito per essere uno strumento a disposizione di chi lo legge: questo libro è infatti costruito come una sorta di “macchina” – un assemblaggio – di idee e dinamiche teoriche da ampliare e costruire con spirito rinnovato anche insieme al lettore. La chiave centrale che caratterizza Introducing Living Sphere è il ribaltamento della visione antropocentrica applicata all’ambiente costruito, che viene interpretata come una visione riduttiva e non più operativa al giorno d’oggi.

    Da un lato, dunque, l’architettura viene qui presentata come un insieme di pratiche, di idee e di sistemi simbiotici che vivono di relazioni, in un’ottica realmente ecologica. Dall’altro, si prova a sottrarre l’architettura a quella che si ritiene essere un’eccessiva astrazione formale e alla conseguente deriva autoreferenziale. Astrazione e autoreferenzialità trasformano, infatti, le pratiche architettoniche in un linguaggio autonomo, ermetico e in definitiva impenetrabile.

    Partendo da queste due idee, Introducing Living Sphere si presenta come un’opera aperta – non conclusiva e anzi altamente modificabile – che suggerisce una possibile strumentazione concettuale e pratica, e che introduce nell’ambiente costruito quella dimensione vitale che spesso l’architettura della modernità ha dimenticato.

    Infine, proprio per questa volontà di ribaltare il punto di vista universalmente accettato, il libro presenta un capitolo speciale dal titolo Delirious Sphere. Esso è una linea di fuga, un modo per sovvertire le convenzioni dell’architettura e con esse alcune regole che sono ampiamente accettate e quasi mai messe in discussione. Quindi, con un po’ di ironia, Introducing Living Sphere prova capovolgere “il mondo conosciuto” e prova a immaginare cosa sarebbe successo nell’architettura moderna se avesse accolto al suo interno, fin dall’inizio, la cosiddetta sfera della vita…

    [Il libro è edito in inglese e al suo interno presenta anche una traduzione integrale in italiano.]

  • La forza della mitezza

    La mitezza, comportamento o atteggiamento ispirato a un senso di paziente e benevola umanità. è ancora possibile la mitezza in un mondo segnato dai nazionalismi e dalla paura dell’altro? In una Italia sempre più barricata dentro i propri confini? In questo volume si raccolgono alcuni interventi di studiosi e operatori sociali all’insegna del pensiero di Giorgio La Pira, indimenticato sindaco di Firenze che di mitezza caratterizzò la sua azione politica e la dialettica. Un saggio, questo, per chi ama pensare, riflettere sulle conseguenze delle proprie azioni e desidera essere un po’ irregolare. A chi non si arrende alle mode dilaganti, a chi ama liberare il proprio pensiero dalle catene che spesso lo comprimono.
    CONTRIBUTI: Claudio Saita – Rosa Loredana Cardullo – Antonio Di Grado – Giorgia Costanzo – Carmelo Lauretta – Vincenzo Morello – Christian Costanzo – Alessandro Dagnino – Luigi Arena – Margherita Asta
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  • Le dimensioni etiche del piacere

    Possono i cattolici parlare di una dimensione etica del piacere? L’argomento, uno dei più ‘tabuizzati’, suscita non poche perplessità negli ambienti cattolici, giacché secoli di tradizione ‘doloristica’ hanno relegato il piacere o in una dimensione edonistica o, al contrario, idealizzato fino a identificarlo con la gioia, riducendolo di fatto a una sorta di raggiro della natura per garantire la sopravvivenza della specie. L’autrice, senza scadere in semplicistiche valutazioni sul piacere sessuale in sé, si occupa degli elementi che giustificano pienamente un discorso cristiano sulla legittimità, bontà e ricerca del piacere sessuale nel contesto coniugale, attingendo innanzitutto al racconto della Genesi e al Cantico dei Cantici, poi analizza le ambivalenze dell’età patristica per approdare infine al magistero di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI fino alla esortazione apostolica Amoris laetitia di papa Francesco.

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