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Matos Izilda
Samba
by: Matos IzildaSOCIETA’, MUSICA E SENTIMENTI A RIO DE JANEIRO
Edizione italiana a cura di Chiara Vangelista
«Al Little Club Dolores Duran stava seduta, la chitarra in braccio e un foglio di carta di fronte. Come sempre, stava scrivendo con la matita per le sopracciglia». Una storia della Rio de Janeiro degli anni Quaranta e Cinquanta, attraverso la musica, la radio, le donne, gli uomini, gli amori: in una parola, il samba.
€10,00
ISBN: 978-88-97085-25-6
Publisher: Euno Edizioni
Publish Data: 2011
Page Count: 160
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Jusque datum sceleri by: Manganaro Andrea €12,00
Jusque datum sceleri è tratto dal secondo verso della Pharsalia di Lucano e annuncia l’argomento del poema, “il delitto divenuto diritto”. È il «motto» che Jacopo Ortis pone come «epigrafe» di un suo scritto fatto ardere prima del suicidio. Il tema dello ius dato allo scelus, della forza che diventa misura stessa del diritto, percorre tutto il libro, dai capitoli dedicati al riuso di Lucano e alla lettura intertestuale dei Sepolcri, sino al conclusivo, su Foscolo esule in Inghilterra e sul suo libro incompiuto sulle drammatiche vicende di Parga, consegnata dalla liberale Inghilterra ad Alì, pascià di Ioannina, contro ogni «diritto delle genti». Emerge da questa indagine l’ammirazione di Foscolo per la superiorità morale dei vinti «generosi» e la funzione di risarcimento da lui riservata alla poesia. È essa, di fronte alla violenza della storia, a garantire la memoria dei vinti e a proteggere le loro verità.
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Le asine di Saul by: Fichera Gabriele €16,50
La nostra epoca è segnata da un evidente scacco: mentre un mondo muore, un nuovo cosmo stenta a nascere. In termini lukacsiani, si vive ancora una volta in un frangente storico tipicamente “demonico”. Ma è possibile rintracciare i contorni perpetuamente oscillanti di una forma artistica che, senza alcuna pretesa di esaustività, raccolga almeno i tratti essenziali di questo incerto trapasso? Questa raccolta di scritti vuole fornire un contributo allo studio del saggismo letterario inteso come modo espressivo centrale di un dato momento storico. Posto sotto il segno ironico di quel Saul, che per Lukács, al pari del saggista, «era partito per cercare le asine di suo padre e trovò un regno», il volume esplora i felici “pretesti” del saggio, mettendosi alla ricerca delle asine di Manzoni, De Roberto, Palazzeschi, Ungaretti, Cassola, Longhi, Tomasi di Lampedusa, Sciascia, Fortini, Volponi e Pasolini.
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L’indovina o i finti sortilegi by: Corneille Thomas, Donneau de Visé Jean, Ausoni Alberto, €20,00
Cura e traduzione di Alberto Ausoni
Il 19 novembre 1679, supportata da un’abile campagna pubblicitaria, al teatro di rue de Guénégaud va in scena la commedia La Devineresse, ou Les faux Enchantements. Tutta Parigi vi accorre, decretandone un successo e un ammontare d’incassi senza precedenti. La pièce, ideata da Thomas Corneille, fratello dell’illustre Pierre, e dal gazzettiere di Francia Jean Donneau de Visé, richiamava un inquietante soggetto di attualità, alludendo a una realtà di indovine, avvelenatrici e procuratrici di aborti che in quegli stessi anni infestavano Parigi. Tutta la capitale ne era al corrente, poiché la faccenda coinvolgeva le varie classi della società e alte personalità della corte, al punto da diventare un affare di Stato oltremodo seccante per un regno votato all’ordine e alla grandezza. Nel pieno del processo contro la spietata Catherine Monvoisin, nota a tutti come la Voisin e nodo strategico dell’“Affare dei veleni”, sul palcoscenico del teatro di rue Guénégaud si snodano in cinque atti i trucchi ingegnosi e gli espedienti magici messi in opera da una fattucchiera di nome Jobin, con la complicità di domestiche e assistenti, al fine di raggirare e soddisfare le più singolari richieste di una clientela di poveri diavoli e di esponenti del bel mondo parigino. Un ventaglio di comiche situazioni, tanto più che la scaltra Jobin è affidata alle doti attoriali di La Grange, in un ruolo en travesti. Se la clientela che sfila dall’indovina rispecchia, nei toni di una parodia, quello sciame di marchese, cavalieri e contesse che si recavano in incognito nelle sordide stanze della Voisin, non vi è traccia, tuttavia, di quell’atmosfera d’inquietudine che emerge dai lunghi interrogatori a cui quest’ultima quasi quotidianamente veniva sottoposta, con l’accusa di avvelenamenti, infanticidi ed esecrabili messe nere. I due autori, schivando ogni riferimento troppo esplicito alla “congiura dei veleni” e alle sue ripercussioni politiche, adottano gli ingranaggi di una pièce à machines e le comiche soluzioni di un divertissement per demistificare le arti chiromantiche e dissolvere il velo dell’ignoranza e la pubblica credulità. Giochi di specchi, ingegnosi trucchi e apparizioni di spazi illusori, spacciati come frutto di un sapere sovrannaturale, erano stati accuratamente studiati per trasformare in spettacolo vicende di assai più allarmante attualità. Divertito, il pubblico poté assistere a un lucroso mercato d’ingannevoli illusioni, e nell’accelerato happy end alla demistificazione di quel mondo di apparenze che è l’essenza stessa del teatro.
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Trasibulo by: Montfleury Antoine-Jacob, Campangne Hervé-Thomas, Peris Giancarlo, €13,00
A cura di Hervé-Thomas Campangne – Traduzione di Giancarlo Peris
Contemporaneo e rivale di Molière, Montfleury è noto soprattutto per le sue commedie. Con la tragicommedia Trasibule, messa in scena nel 1663 ed eccentrica rispetto alla sua produzione abituale, il drammaturgo offre al pubblico dell’Hôtel de Bourgogne un lavoro di altro genere, la cui trama ricorda stranamente quella dell’Hamlet di Shakespeare: dopo aver fatto assassinare un monarca, un usurpatore aspira a sposarne la consorte. Di ritorno da un’assenza di due anni, Trasibule, legittimo erede del regno, simula la pazzia per sfuggire alla morte e preparare una terribile vendetta. L’interrogativo che sorge è dunque: Montfleury avrebbe imitato Shakespeare? Si potrebbe certo pensarlo se l’ipotesi non contraddicesse le ricerche degli storici della letteratura, secondo i quali il drammaturgo di Stratford-upon-Avon è rimasto sconosciuto in Francia fino al 1675. Ma come dimostrato nell’introduzione di Hervé-Thomas Campangne, le similitudini che avvicinano Trasibule ad Hamlet si spiegano attraverso il ricorso di Shakespeare e di Montfleury a una fonte comune. Hervé-Thomas Campangne è docente di letteratura francese presso la University of Maryland in College Park (USA). Specialista del XVI e XVII secolo, è autore del volume Mythologie et Rhétorique aux XVe et XVIe siècles, en France (Honoré Champion, 1996), dell’edizione critica del Cinquiesme Tome des Histoires tragiques de François de Belleforest (Droz, 2013), oltre che di numerosi saggi dedicati ad argomenti del Rinascimento e della letteratura classica, pubblicati nella “Revue d’Histoire Littéraire de la France”, in “XVIIe siècle”, “Studi Francesi”, “La Nouvelle Revue du XVIe siècle”, “Renaissance Quarterly”, e in “The Sixteenth Century Journal”. Giancarlo Peris, insegnante di italiano e storia, ha coniugato il suo interesse per la letteratura con quello per lo sport. Si è dedicato allo studio degli aspetti teorici delle forme metriche e alla composizione dei versi, e attualmente organizza corsi di metrica e di composizione poetica. Sul fronte sportivo, ha praticato l’atletica leggera a livello agonistico ed è stato allenatore nella disciplina. Nel 1960 ha acceso il tripode olimpico nella cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Roma.
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Bajazet by: Racine Jean, De Santis Vincenzo, €20,00
Cura e traduzione di Vincenzo De Santis
Nei primi di gennaio del 1672, la compagnia dell’Hôtel de Bourgogne rappresenta per la prima volta l’attesa tragedia turca di Racine, Bajazet. L’interesse suscitato dall’opera presso i contemporanei appare in larga misura legato all’ambientazione orientale, in un periodo in cui i soggetti turchi sono tornati di moda anche grazie alle politiche internazionali del Re Sole. La trama si ispira alla vicenda dell’omicidio di Bayazid (1635), fratello dell’imperatore di Turchia Morad IV (1612-1640), morto da circa trent’anni al momento della trasposizione drammatica di Racine. Nel 1657, una ventina d’anni dopo la morte di Bayazid, Jean Regnault de Segrais aveva pubblicato il secondo volume delle sue Nouvelles françaises. La novella sesta, Floridon, sviluppava gli aneddoti narrati dai diplomatici di corte a cui Racine afferma di essersi ispirato per la stesura di Bajazet. Le numerose somiglianze tra i due testi mostrano tuttavia come la novella sia la fonte principale della tragedia, benché Racine non ne faccia mai menzione. Anche se le similitudini con la pièce sono molte, Racine modifica elementi fondamentali della storia, insistendo sul tema della gelosia e operando sulla novella come se si trattasse di una trama tratta non dalla cronaca recente ma dal mito o dalla Storia. Applicando l’assunto aristotelico secondo cui la tragedia è di maggior effetto quando l’omicidio è perpetrato in seno alla famiglia, Racine ripropone lo schema dei fratelli nemici, già sperimentato in opere precedenti. Rispetto all’ordine che vige nella Costantinopoli di Segrais, il poeta mette in scena una corte che si appresta ad affrontare e reprimere un colpo di Stato: riscrivendo la novella, Racine intreccia in Bajazet il tema della gelosia furiosa e quello del dispotismo orientale, in una tragedia che si distingue dal resto del corpus dell’autore per l’argomento scelto, per l’originalità del luogo tragico, il serraglio, e per le particolari strutture drammaturgiche e metrico-sintattiche.
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