Arte Storia Territorio (16)

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  • Tra le carte dei Branciforti che si trovano nell’archivio privato dei principi di Trabia, ora depositato presso l’Archivio di Stato di Palermo, si trova un manoscritto del secolo XVIII di complessivi 99 fogli che costituisce una “storica” Storia di Leonforte, la prima che sia stata tracciata sulla città di Nicolò Placido Branciforti. Questo volume, frutto di uno studio certosino del manoscritto, mira a fornire materiale di prima mano a quanti vogliono indagare con strumenti adeguati sul passato della città. Il lavoro del La Marca è stato integrato con un altro inedito, l’Historia di Castrogiovanni di Frà Giovanni de’ Cappuccini, del 1740, nelle parti dove tratta di Leonforte. Chiude infine il volume una preziosa appendice critica sull’Orto Botanico.

  • I VOLTI DELL’UNICA MADRE
    Con questo libro, monsignor Giovanni Lanzafame, esperto mariologo, ha rivisto vecchi appunti sui volti dei simulacri della Santa Vergine venerati in Sicilia, molti dei quali, nei suoi quarantatré anni di sacerdozio, ha avuto l’onore di incontrare a motivo delle sue predicazioni. E’ nato così questo compendio mariano in cui storia, arte e devozione fanno sì che si possa definire la Sicilia “feudo di Maria”.
    Oltre 150 immagini mariane catalogate venerate in tutta l’Isola.

  • O DEGLI ANGELINI A PALERMO

    Introduzione di Salvatore Vacca
    Scritti di Pamela Bono, Santina Grasso, Danilo Lo Piccolo, Guido Meli, Giovanni Mendola, Cosimo Scordato
    Rilievi di Francesca Scavuzzo
    Fotografie di Pamela Bono e Danilo Lo Piccolo

    La chiesa di Santa Maria del Piliere o degli Angelini a Palermo costituisce un documento di grande interesse nell’ambito della cultura del Settecento palermitano. Essa è altresì un’eloquente testimonianza del clima culturale e artistico della Sicilia del tempo. Il volume, studiando la storia della chiesa, finora poco conosciuta, rivisita la storia della città di Palermo e delle sue famiglie, del passaggio dei popoli e delle culture.

  • LE CANDELORE DI SANT’AGATA

    Quarantanove candelore o cerei – di cui tredici a Catania e trentasei nella provincia etnea – dedicate dai rispettivi gremi a Sant’Agata, Santa Barbara, Santa Venera, Sant’Antonio Abate, ai Tre Santi, a San Giuseppe a alla SS. Vergine, costituiscono una raccolta unica, una notevole fonte di informazioni, una straordinaria guida per conoscere e scoprire le bellezze storiche, artistiche e devozionali delle corporazioni nel dare culto esterno ai Santi Patroni. Gli spettacolari candelabri lignei, opere del sec. XVIII e successivi, adornati con fiori e bandiere, accompagnati da allegre marce e con la maestria dei portatori (la tradizionale “annacata”) sono l’immagine visibile di un autentico “Barocco in movimento”.

  • Dagli atti di un convegno sul tema, uno splendido libro sull’eccedenza del Barocco, sia come espressione artistica, sia come pensiero e fede. Dodici studiosi in varie discipline si confrontano, ciascuno nel proprio campo, per raccontare la grandiosità del Barocco che, a partire dal Seicento, ha riempito Palermo e la Sicilia tutta di una grande produzione artistica che tocca i suoi vertici in alcune straordinarie chiese. Il volume, pur nel suo articolato scientifico, è impreziosito da un ricco apparato iconografico, che lo rende un vero e proprio catalogo d’arte del Barocco siciliano.

  • Per secoli parrocchia del Senato palermitano, la chiesa di Sant’Antonio Abate nel corso della sua storia ha vissuto considerevoli trasformazioni. L’edificio chiesastico, sorto in epoca medievale, ha subìto dapprima l’influsso bizantino-normanno e il suo aspetto attuale è frutto delle significative trasformazioni intervenute nelle epoche successive, dal Rinascimento al primo decennio del secolo XX. Insomma, una storia che per buona parte del secondo millennio si incrocia con le dinamiche socioculturali della città di Palermo. Il volume si presenta in forma corale; i diversi autori hanno offerto il loro contributo a diversi livelli: urbanistico e architettonico (E. Saeli), documentario (C. Gino Li Chiavi, G. Mendola, G. Tulipano), storico-artistico (C. Gino Li Chiavi, S. Grasso, D. Lo Piccolo), estetico-teologico (C. Scordato), pastorale (G. Tulipano). Propiziato dalla circostanza commemorativa, l’opera da un lato fa tesoro delle ricerche precedenti, offrendo anche notevoli elementi di novità; dall’altro lato, in quanto frutto di lavoro interdisciplinare, va compreso nella circolarità che intercorre fra i singoli contributi.
    Il volume è stato pubblicato in occasione dell’ottavo centenario della erezione canonica della chiesa (1220-2020)

  • Proverbi, indovinelli, scioglilingua, cunti, canti, foto e motti
    “Sicilia in scena” nasce dalla volontà di raccontare la Sicilia attraverso i suoi aspetti più popolari. Le nuove generazioni rischiano di rimanere totalmente scollegate dalla cultura dei nostri avi e di non avere più la cognizione delle proprie radici e della propria lingua. Andiamo incontro al rischio concreto che la globalizzazione si trasformi in omologazione culturale. Ognuno di noi ha il dovere di tramandare la cultura di cui è in possesso. Dobbiamo essere documento vivo, tramite di conoscenza per chi non ha nozione del “prima”. L’augurio è che “Sicilia in scena”, attraverso la rappresentazione teatrale di proverbi, detti, filastrocche, indovinelli, racconti, canti e foto di gente di Sicilia, dalla fine dell’Ottocento alla fine degli anni ’50 del Novecento, possa essere di aiuto a quanti vogliono conoscere e comprendere, anche solo in piccola parte, la ricchezza culturale di cui siamo detentori.
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  • È il quarto di quattro volumi dedicati all’opera del grande scultore palermitano Giacomo Serpotta (1656-1732). In queto volume, gli autori prendono in esame gli stucchi dell’oratorio del Rosario in San Domenico a Palermo, uno degli apparati più noti e celebrati dell’epopea serpottiana.

    Il progetto Gli oratori di Giacomo Serpotta a Palermo è un contributo all’approfondimento della figura e dell’opera del grande scultore palermitano (1656-1732); esso presenta una duplice connotazione. La prima è relativa alla scelta degli oratori palermitani nei quali risulta ben documentato e decisivo l’intervento di Giacomo Serpotta, pur con le possibili collaborazioni del fratello Giuseppe o del figlio Procopio. La seconda connotazione è relativa al metodo di lavoro; si è preferito un approccio interdisciplinare, facendo tesoro degli apporti di varie discipline: urbanistica, architettura, storia dell’arte, teologia. Ciò che viene presentato è, pertanto, il frutto del lavoro di un’équipe di persone che, oltre al rapporto di amicizia, hanno potuto affinare la reciproca collaborazione.

    Valeria Viola propone una duplice analisi; la prima ricostruisce il contesto urbano nel quale si inscrivono i diversi oratori, di fatto dislocati in tutti i quartieri della città; la seconda chiarisce in che modo l’intervento del Serpotta interagisce col dato architettonico di ogni oratorio.

    Giovanni Mendola fa il punto della situazione sui dati documentari, dai quali è possibile individuare le committenze e gli impegni assunti dal Serpotta; il tutto lasciando intravedere lo sfondo nel quale si colloca la realizzazione dell’opera (maestranze, materiali, costi, consegne).

    Santina Grasso si impegna a ricostruire il contesto storico-artistico nel quale va collocata la figura del Serpotta; ciò avviene non solo per riscontrare eventuali sue ispirazioni alla produzione coeva, ma ancor più per rilevare le novità e gli esiti originali che la poiesis del Serpotta consegue.

    Cosimo Scordato sottolinea l’intreccio indissolubile tra il come e il che cosa dell’opera del Serpotta; la libertà con la quale egli fa commentare i temi religiosi ai puttini e alle allegorie gli consente quella leggerezza mista a pathos, che resta la sua inconfondibile cifra artistica e spirituale.

    Rosario Sanguedolce con le sue foto si inserisce nel lavoro dell’équipe; egli ha accettato la sfida degli stucchi superandone le insidie; le immagini si sono sviluppate in sincronia con i testi in un rapporto di reciproco rimando; alla fine, immagini e testo dono diventati un tutt’uno.

    Il progetto comprende quattro volumi monografici: L’oratorio di San Lorenzo; Gli oratori di San Mercurio e del Carminello; L’oratorio del Rosario in Santa Cita; L’oratorio del Rosario in San Domenico

  • È il terzo di quattro volumi dedicati all’opera del grande scultore palermitano Giacomo Serpotta (1656-1732). In queto volume, gli autori prendono in esame gli stucchi dell’oratorio del Rosario in Santa Cita a Palermo.

    Il progetto Gli oratori di Giacomo Serpotta a Palermo è un contributo all’approfondimento della figura e dell’opera del grande scultore palermitano (1656-1732); esso presenta una duplice connotazione. La prima è relativa alla scelta degli oratori palermitani nei quali risulta ben documentato e decisivo l’intervento di Giacomo Serpotta, pur con le possibili collaborazioni del fratello Giuseppe o del figlio Procopio. La seconda connotazione è relativa al metodo di lavoro; si è preferito un approccio interdisciplinare, facendo tesoro degli apporti di varie discipline: urbanistica, architettura, storia dell’arte, teologia. Ciò che viene presentato è, pertanto, il frutto del lavoro di un’équipe di persone che, oltre al rapporto di amicizia, hanno potuto affinare la reciproca collaborazione.

    Valeria Viola propone una duplice analisi; la prima ricostruisce il contesto urbano nel quale si inscrivono i diversi oratori, di fatto dislocati in tutti i quartieri della città; la seconda chiarisce in che modo l’intervento del Serpotta interagisce col dato architettonico di ogni oratorio.

    Giovanni Mendola fa il punto della situazione sui dati documentari, dai quali è possibile individuare le committenze e gli impegni assunti dal Serpotta; il tutto lasciando intravedere lo sfondo nel quale si colloca la realizzazione dell’opera (maestranze, materiali, costi, consegne).

    Santina Grasso si impegna a ricostruire il contesto storico-artistico nel quale va collocata la figura del Serpotta; ciò avviene non solo per riscontrare eventuali sue ispirazioni alla produzione coeva, ma ancor più per rilevare le novità e gli esiti originali che la poiesis del Serpotta consegue.

    Cosimo Scordato sottolinea l’intreccio indissolubile tra il come e il che cosa dell’opera del Serpotta; la libertà con la quale egli fa commentare i temi religiosi ai puttini e alle allegorie gli consente quella leggerezza mista a pathos, che resta la sua inconfondibile cifra artistica e spirituale.

    Rosario Sanguedolce con le sue foto si inserisce nel lavoro dell’équipe; egli ha accettato la sfida degli stucchi superandone le insidie; le immagini si sono sviluppate in sincronia con i testi in un rapporto di reciproco rimando; alla fine, immagini e testo dono diventati un tutt’uno.

    Il progetto comprende quattro volumi monografici: L’oratorio di San Lorenzo; Gli oratori di San Mercurio e del Carminello; L’oratorio del Rosario in Santa Cita; L’oratorio del Rosario in San Domenico

  • È il secondo di quattro volumi dedicati all’opera del grande scultore palermitano Giacomo Serpotta (1656-1732). In queto volume, gli autori prendono in esame gli stucchi dell’oratorio di San Mercurio – nei pressi di San Giovanni degli Eremito – e dell’oratorio del Carminello all’Albergheria.

    Il progetto Gli oratori di Giacomo Serpotta a Palermo è un contributo all’approfondimento della figura e dell’opera del grande scultore palermitano (1656-1732); esso presenta una duplice connotazione. La prima è relativa alla scelta degli oratori palermitani nei quali risulta ben documentato e decisivo l’intervento di Giacomo Serpotta, pur con le possibili collaborazioni del fratello Giuseppe o del figlio Procopio. La seconda connotazione è relativa al metodo di lavoro; si è preferito un approccio interdisciplinare, facendo tesoro degli apporti di varie discipline: urbanistica, architettura, storia dell’arte, teologia. Ciò che viene presentato è, pertanto, il frutto del lavoro di un’équipe di persone che, oltre al rapporto di amicizia, hanno potuto affinare la reciproca collaborazione.

    Valeria Viola propone una duplice analisi; la prima ricostruisce il contesto urbano nel quale si inscrivono i diversi oratori, di fatto dislocati in tutti i quartieri della città; la seconda chiarisce in che modo l’intervento del Serpotta interagisce col dato architettonico di ogni oratorio.

    Giovanni Mendola fa il punto della situazione sui dati documentari, dai quali è possibile individuare le committenze e gli impegni assunti dal Serpotta; il tutto lasciando intravedere lo sfondo nel quale si colloca la realizzazione dell’opera (maestranze, materiali, costi, consegne).

    Santina Grasso si impegna a ricostruire il contesto storico-artistico nel quale va collocata la figura del Serpotta; ciò avviene non solo per riscontrare eventuali sue ispirazioni alla produzione coeva, ma ancor più per rilevare le novità e gli esiti originali che la poiesis del Serpotta consegue.

    Cosimo Scordato sottolinea l’intreccio indissolubile tra il come e il che cosa dell’opera del Serpotta; la libertà con la quale egli fa commentare i temi religiosi ai puttini e alle allegorie gli consente quella leggerezza mista a pathos, che resta la sua inconfondibile cifra artistica e spirituale.

    Rosario Sanguedolce con le sue foto si inserisce nel lavoro dell’équipe; egli ha accettato la sfida degli stucchi superandone le insidie; le immagini si sono sviluppate in sincronia con i testi in un rapporto di reciproco rimando; alla fine, immagini e testo dono diventati un tutt’uno.

    Il progetto comprende quattro volumi monografici: L’oratorio di San Lorenzo; Gli oratori di San Mercurio e del Carminello; L’oratorio del Rosario in Santa Cita; L’oratorio del Rosario in San Domenico

  • È il primo di quattro volumi dedicati all’opera del grande scultore palermitano Giacomo Serpotta (1656-1732). In queto volume, gli autori prendono in esame gli stucchi dell’oratorio di San Lorenzo a Palermo, uno degli apparati più noti e celebrati dell’epopea serpottiana.

    Il progetto Gli oratori di Giacomo Serpotta a Palermo è un contributo all’approfondimento della figura e dell’opera del grande scultore palermitano (1656-1732); esso presenta una duplice connotazione. La prima è relativa alla scelta degli oratori palermitani nei quali risulta ben documentato e decisivo l’intervento di Giacomo Serpotta, pur con le possibili collaborazioni del fratello Giuseppe o del figlio Procopio. La seconda connotazione è relativa al metodo di lavoro; si è preferito un approccio interdisciplinare, facendo tesoro degli apporti di varie discipline: urbanistica, architettura, storia dell’arte, teologia. Ciò che viene presentato è, pertanto, il frutto del lavoro di un’équipe di persone che, oltre al rapporto di amicizia, hanno potuto affinare la reciproca collaborazione.

    Valeria Viola propone una duplice analisi; la prima ricostruisce il contesto urbano nel quale si inscrivono i diversi oratori, di fatto dislocati in tutti i quartieri della città; la seconda chiarisce in che modo l’intervento del Serpotta interagisce col dato architettonico di ogni oratorio.

    Giovanni Mendola fa il punto della situazione sui dati documentari, dai quali è possibile individuare le committenze e gli impegni assunti dal Serpotta; il tutto lasciando intravedere lo sfondo nel quale si colloca la realizzazione dell’opera (maestranze, materiali, costi, consegne).

    Santina Grasso si impegna a ricostruire il contesto storico-artistico nel quale va collocata la figura del Serpotta; ciò avviene non solo per riscontrare eventuali sue ispirazioni alla produzione coeva, ma ancor più per rilevare le novità e gli esiti originali che la poiesis del Serpotta consegue.

    Cosimo Scordato sottolinea l’intreccio indissolubile tra il come e il che cosa dell’opera del Serpotta; la libertà con la quale egli fa commentare i temi religiosi ai puttini e alle allegorie gli consente quella leggerezza mista a pathos, che resta la sua inconfondibile cifra artistica e spirituale.

    Rosario Sanguedolce con le sue foto si inserisce nel lavoro dell’équipe; egli ha accettato la sfida degli stucchi superandone le insidie; le immagini si sono sviluppate in sincronia con i testi in un rapporto di reciproco rimando; alla fine, immagini e testo dono diventati un tutt’uno.

    Il progetto comprende quattro volumi monografici: L’oratorio di San Lorenzo; Gli oratori di San Mercurio e del Carminello; L’oratorio del Rosario in Santa Cita; L’oratorio del Rosario in San Domenico

  • L’autore propone in maniera critica un’opera redatta nel trecento da un Anonimo in cui si raccontano le cronaca siciliane della prima metà del XIV secolo. Il volume è uno studio attento e meticoloso sull’opera, a partire dalle fasi della sua redazione fino alla sua struttura compositiva che caratterizzano la cronaca.
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  • Il volume ripropone la relazione sul Messico scritta da un frate agostiniano, Pedro Nieto, sul Messico del 1628. Aspetti storici, geografici, etnografici, amministrativi, economici, linguistici e ovviamente religiosi sono presi in considerazione dall’autore nella duplice versione di un memoriale che deve servire a definire stato e prospettive di un rapporto rinnovato tra colonizzazione ed evangelizzazione nella Nuova Spagna.

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    L’antica Henna, fu definita da Cicerone Umbelicus Siciliae ed è nota per essere stata la sede di uno dei più importanti santuari di tutto il Mediterraneo dedicati al culto della dea Demetra e della figlia Kore. Non a caso proprio nei dintorni della città fu ambientato il mito del ratto di Kore. Henna romana è inoltre protagonista della Prima Guerra Servile, poiché fa da sfondo alla rivolta dello schiavo siriano Euno, che proprio da questa cittadina muoveva i suoi passi. Di tali circostanze e avvenimenti storici molte sono le evidenze nei reperti archeologici. Questo testo vuole offrire un aggiornamento sullo stato della ricerca archeologica di Enna e di alcuni centri limitrofi insieme alle fonti letterarie, storiche, epigrafiche e numismatiche. Una bibliografia degli studi aggiornata completa il panorama sulla storia antica di Enna.

  • La Settimana Santa in Sicilia by: Plumari Angelo 25,00

    L’autore, studioso e ricercatore della materia, a partire dal 1989 ha documentato, luogo per luogo, celebrazione per celebrazione, i riti della Settimana Santa siciliana in ben 390 comuni, tutta l’Isola. Il volume è suddiviso in tre parti: la prima, di carattere introduttivo, evidenzia alcuni temi ed espressioni che costituiscono lo scenario complessivo e costitutivo attraverso il quale si può fare una lettura più puntuale delle tradizioni di questa Settimana. La seconda è di carattere descrittivo/analitico e riguarda lo studio strutturale dei singoli giorni della Settimana. Nella terza, di carattere conclusivo, viene fatta una rilettura complessiva utilizzando due “orizzonti”: quello storico, in cui si rintracciano le origini e le varie fasi di sviluppo delle tradizioni nel contesto della storia dell’espressione religiosa popolare nell’ambito del Cristianesimo occidentale; e quello teologico, in cui si individuano quelle che sono le tematiche e le peculiarità complessive e specifiche dei singoli giorni che sottostanno alla Settimana Santa in Sicilia.