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  • Milocca è un brillante affresco di vita siciliana del secondo dopoguerra, tratteggiato con penna leggera e divertita, ma capace, al contempo, di introdursi nelle pieghe più profonde dell’animo umano e della storia di una comunità. La sua ambientazione è concreta e realistica: Leonforte, una cittadina dell’entroterra dell’isola, della quale sono ben riconoscibili le strade, gli edifici, le tradizioni e forse, per chi sia del luogo e abbia l’età giusta, pure certi personaggi. Ma qui Leonforte e la sua gente, senza perdere la loro identità né le peculiarità che le contraddistinguono, sono anche metafora di qualcosa di più grande che le trascende, di storie, situazioni e verità universali colte in un preciso momento storico: quello che segna il passaggio ineluttabile, ma non privo di incertezze e di traumi, fra due epoche, fra gli estremi strascichi di un mondo arcaico al tramonto e le spinte prepotenti di una problematica modernità.

  • Buenos Aires, fine anni Trenta. L’amore impossibile tra Costantino il fileteador – uomo di pennello, posseduto dalla folle madre Victorina – e Mirna, donna del compadre Calmiro, uomo di coltello, figlia di un gaucho con la chitarra accolto in un conventillo con la famiglia dopo aver lasciato la Pampa. La storia di un triangolo di passione e sangue, vissuto nella planimetria di una città dolente danzata nel tango, evocata in trasparenza dal bandoneón di Astor Piazzolla e dagli strumenti del suo Quintetto, scandita nella regolarità delle Cuatro Estaciones Porteñas, colonna sonora di azioni, desideri, fughe, appuntamenti, addii, apparizioni di figure come Perro l’arrotino, Ernesto l’acquaiolo, Xosé il galiziano, Dieghito, niño vivo, con il proprio pallone in movimento da un barrio all’altro della città di Borges, Gardel, Evita Perón.