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Il volume (a cura di Maurizio Elia e Nino Mancuso) propone una inedita lezione magistrale del prof. Massimo Gaglio dal titolo «Per una metodologia clinica», tenuta il 5 giugno 1976 in occasione della conferenza inaugurale per il 43° anno della Società medico-chirurgica di Catania. Un omaggio a uno studioso-militante che ha concepito e utilizzato la sua cultura, la sua professione come uno strumento per contribuire a migliorare la società umanizzandola. La «lezione» è di straordinaria attualità, non solo perché sottrae ai «tecnici» l’esclusiva possibilità di discutere la materia sanitaria, ma anche perché ripropone all’attenzione la riflessione sul rapporto tra salute e organizzazione economico-sociale di una comunità. Massimo Gaglio è stato tra i componenti del Comitato editoriale (assieme a G. Berlinguer, A. Del Favero, e G. Bert, G. Maccacaro) della prestigiosa collana «Medicina e Potere», pubblicata dalla Feltrinelli. Il volume contiene anche contributi e interventi di Giorgio Bert, Alberto Costa, Salvatore Di Fazio, Maurizio Elia, Elio Guzzanti, Nino Mancuso, Francesca Merzagora, Luigi Pagliaro, Antonella Surbone.
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Il volume, coordinato da Salvo Andò e Anna Lucia Valvo, raccoglie gli scritti di studiosi che affrontano specificamente e sotto diverse angolazioni la complessa tematica del terrorismo internazionale che marca tragicamente i tempi presenti. Il fenomeno viene esaminato dal punto di vista degli strumenti giuridici idonei alla sua prevenzione e repressione, come anche dal punto di vista sociopolitico e socioeconomico per ciò che riguarda le sue cause sottese. Tra queste, naturalmente, anche le cause, volute e non volute, che inducono ai fenomeni di terrorismo diffuso, in qualche misura riconducibili a una politica occidentale, specialmente nella regione mediorientale, che non sempre è riuscita a valutare adeguatamente le conseguenze delle azioni intraprese. Tutto ciò ha prodotto, tra l’altro, gli attuali fenomeni di incontrollate emigrazioni di massa che dipendono dalle persecuzioni, dalla necessità di sfuggire alla situazione di conflittualità interna, dalla povertà, nel contesto delle guerre asimmetriche prodotte anche dalla pretesa di esportare la democrazia realizzando una sorta di imperialismo dei diritti umani.
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UNA RIFLESSIONE OLTRE LA CRONACA
I tragici fatti di Parigi del 7 gennaio 2015, con l’assalto omicida alla sede del settimanale satirico Charlie Hebdo ad opera di due integralisti islamici e la conseguente uccisione, tra gli altri, del suo direttore, di alcuni membri della redazione e di quattro vignettisti, hanno suscitato un’ondata internazionale di sdegno e mobilitazione. Nella carneficina fu coinvolto anche un poliziotto algerino di fede islamica. Due giorni dopo l’attentato un altro membro del commando cui la polizia dava la caccia, si asserragliò in un supermercato ebraico uccidendo altre cinque persone, tenendone in ostaggio almeno una decina. Questo libro intende proporre una riflessione che vada oltre la comprensibile e doverosa indignazione e ogni retorica commemorativa. Gli autori, da prospettive disciplinari differenti, cercano di indagare le condizioni simbolico-culturali, geopolitiche, religiose ed economiche che hanno determinato l’humus generativo di questo attentato e le sue possibili implicazioni.
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PER UNA TEORIA GIURIDICA TRA IDEALISMO CROCIANO E GENTILIANO
Felice Battaglia è stato tra i protagonisti del pensiero filosofico e giuridico italiano del XX secolo. Oltre al prestigio scientifico, acquistò velocemente un’indiscussa autorevolezza morale – fu anche Commissario straordinario per l’Università dopo la Liberazione e Rettore dell’Ateneo bolognese negli anni 1950-1956 e 1962-1968 – ma fu ed è poco ricordato dopo la morte (1977). Questo volume intende concepire e comprendere lo spazio intellettuale di Felice Battaglia, che pone essenzialmente la giustizia come fondamento del diritto e valore dell’esistenza relazionale, nella speranza che possa far emergere il paradigma dello sforzo e del proposito di conciliarne le contraddizioni e fornire nuove chiavi di lettura su certi avvenimenti storici vissuti nell’Europa dei nostri giorni. Quella di Battaglia, infatti, è una particolare figura di teoria aperta alle scienze sociali, al diritto e alla storia, mostrando grande interesse verso le forme di ricerca che descrivono le connessioni tra i sistemi delle idee e le loro manifestazioni all’interno della vita comune. Le sue riflessioni critiche, allo stesso tempo demolitrici e ricostruttive, spesso definite come sistematiche sulla filosofia della pratica, affiorano per la loro originale collocazione nel dibattito italiano sull’idealismo e sul post-idealismo.
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BIOGRAFIA STORICO-POLITICA DI GIORGIO LA PIRA, DAL 1904 AL 1952
La biografia di uno tra i personaggi che hanno attraversato la storia della Repubblica italiana dal suo nascere al suo consolidamento, rappresentando l’originalità di una matrice cattolica in dialogo con le diverse correnti ideologiche e politiche che hanno costruito il Paese. Giorgio La Pira fu uno dei protagonisti della storia italiana del Novecento: uomo di alta spiritualità, giurista, ma anche filosofo e teologo, impegnato in posizioni di primissimo piano nell’elaborazione della nostra carta costituzionale, quindi sindaco di Firenze e promotore di iniziative di rilievo internazionale a favore della pace. Merito di Marco Luppi è stato di aver analizzato questi vari ambiti della complessa personalità di La Pira, nella loro autonomia e nei loro reciproci nessi.
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(IN LINGUA SPAGNOLA) Il libro affronta un punto essenziale, finora poco studiato. Il progetto di cui il libro è il risultato, intende seguire le direzioni storiografiche recenti e quindi tiene conto delle radici e degli sviluppi dei fenomeni socio-politici e delle realtà istituzionali che hanno legato il diritto iberoamericano al diritto europeo-continentale. In questi processi storici la Spagna ha svolto un ruolo fondamentale, perché la formazione giuridica europea dei giuristi – studenti a Salamanca e in altre Università della Penisola Iberica – ha avuto modo di affermarsi oltreoceano, anche per merito di tutti coloro che hanno operato in quei territori esercitando importanti cariche istituzionali al più alto livello e anche più modeste a livello locale, in nome della monarchia di Spagna. Secondo questa prospettiva, tutta la letteratura europea è valorizzata e si richiama l’attenzione sull’importanza che ha avuto nella letteratura giuridica indiana.
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CRISI SOCIALI E SCIENZA DEL DIRITTO ALLE ORIGINI DELL’EUROPA MODERNA
La società contemporanea è in crisi. È l’eredità del Novecento. Il diritto, non più garanzia di ordine, è vissuto spesso come strumento di potere o di guadagno. Torna in molti ambienti l’irrilevanza della volontà, perché la volontà è vincolata dallo status familiare. L’appartenenza al ceto può decidere della vita individuale. Si corre il rischio di tornare al mezzo millennio che seguì la fine dell’Impero romano, e di rivivere i secoli VI-XI. Il libro apre uno spiraglio. Ferma lo sguardo sulle categorie giuridiche nitidamente modellate nel secolo XII (furono ‘dogmi’, allora), per il coraggio di chi seppe opporsi al dominante ‘sistema feudale e signorile’. Fra tanti, i giuristi e il diritto vi ebbero parte decisiva. Per secoli è stata una partita vincente. Oggi si pone una domanda: servono le categorie giuridiche, rimodellate di epoca in epoca, per liberare l’uomo da obblighi involontari o casuali o arbitrari e per formare un ordine sociale condiviso?
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LA MEMORIA E LA STORIA
Presentare al lettore un libro sull’Europa unita è oggi un azzardo o una necessità, legata a speranza e fiducia. La conoscenza di un’eredità che ci appartiene è comunque da approfondire specialmente sul piano culturale, e giuridico in modo specifico. Come si osserva nell’occhiello preposto al testo, “un continente che ignora il proprio passato è come una persona che ha perso la memoria”. E la memoria ci riporta indietro nei sette secoli circa in cui uno ius commune europeo esisteva e si insegnava in tutte le Università del continente e si distingueva dalle plurime leges particolari, rispetto alle quali si presentava e funzionava come ius communicativum (Iacopo Belvisi) capace di innervare nelle leges princîpi e valori e categorie giuridiche d’uso corrente e comune.
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Una vecchia e tradizionale storiografia ha immaginato e sostenuto, in modo approssimativo, che i due millenni già trascorsi debbano essere divisi in tre epoche principali: ‘età romana’ fino ai secoli VI-VII, ‘medioevo’ fino ai secoli XV-XVI ed ‘età moderna’ dai secoli XVII-XVIII ai nostri giorni, con la variante di una ‘età contemporanea’ non meglio definita. Il libro che ora si presenta richiama l’attenzione su una realtà storica profondamente diversa, soprattutto per quanto riguarda l’età medievale e l’età moderna. Centra l’attenzione sul medioevo per dividerlo in modo netto fra un ‘primo medioevo’ (secoli VI-XI) e un ‘secondo medioevo’, o ‘inizio dell’età moderna’ (dai secoli XI-XII in poi). L’inizio di questa nuova realtà, già moderna, si distingue per svolte radicali, soprattutto nel campo del diritto dove sono da ricordare almeno Irnerio, i ‘quattro dottori’, la nascita delle Università e molto ancora per un lungo tempo plurisecolare, e per la nascita delle nuove lingue europee, e per la letteratura a cominciare dai molti decenni che precedono Dante Alighieri e ne seguono l’esempio, mentre emergono nuovi interessi scientifici, come per la medicina, per la matematica, per la fisica.
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DAL RINASCIMENTO MEDIEVALE ALLA MODERNITA’ IN CRISI
Nel secolo XII, dopo circa mezzo millennio, rinascono e si consolidano linee guida di origine romana, essenziali per l’attività pratica dei giuristi di nuova formazione. Si costruiscono forme, figurae (categorie), che si consolidano nel tempo per l’impegno e l’autorità di grandi personaggi che per secoli si impegnano a mettere in evidenza l’essenziale distinzione e congiunzione fra lo ius e la lex. La scientia iuris è elaborata scientificamente nelle scuole che si moltiplicano rapidamente in gran parte d’Europa, la lex è gestita e promulgata nelle comunità locali. Lo ius, diritto comune europeo (ius commune), si riversa nella lex (ius proprium) e la struttura stabilmente. Con varianti, più o meno significative e durature, il quadro generale non cambia fino al sec. XIX. Poi lentamente decade, in una modernità che predilige la legislazione (la lex) e tende a dimenticare la scienza giuridica (lo ius).
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Per un’etica del credente nei social.
Quale rapporto c’è oggi tra la fede e i social media? In quale maniera i cristiani, e i cattolici in particolare, utilizzano i social media, non solo per parlare di cose inerenti la propria fede, ma più in generale? Come ci si pone di fronte ai milioni di dita puntati nei confronti dell’Altro? Come ci si pone nei confronti delle fake news? L’Autore, a partire dalla sua esperienza di pastore e predicatore, ha analizzato la maniera in cui i cristiani utilizzano i nuovi media e come e se questo utilizzo trova i suoi benchmark nel Vangelo. Il risultato è che il popolo di Dio quando si trasforma in popolo di facebook tende a uniformarsi alle cose del mondo piuttosto che ispirarsi alle cose di Dio. Il libro offre delle linee guida e un decalogo per aiutare i cristiani a utilizzare i social senza dimenticare il Vangelo.
Le nuove frontiere della Medicina Narrativa
Interviste di Katia Scapellato – Foto di Fabrizio Villa
Obiettivo del volume è dimostrare, attraverso foto e interviste a pazienti oncologici, che la medicina narrativa rappresenta un’area essenziale di ricerca e di sviluppo nel settore della salute, per la sua capacità di rimodulare il rapporto medico-paziente, di rendere sostenibile il sistema socio-sanitario e di migliorare il rapporto con il territorio attraverso campagne di prevenzione e di informazione. La Medicina Narrativa affonda le sue radici nella letteratura, nella storia, nell’etica e nell’economia. Assai spesso, l’utilizzo di metodologie narrative in contesti oncologici permette a pazienti e curanti di organizzare i pensieri, le esperienze, di trasmettere emozioni e informazioni sul sistema sanitario, di individuare percorsi di cura più efficaci. Allo stesso modo decidere di mostrare i segni della malattia e affidare all’obiettivo di un fotografo esperto le proprie cicatrici ed emozioni serve oltre che a raccontare la propria storia anche a metabolizzarla e a renderla condivisibile.
Scritto nel 1865, Il Sogno di Geronzio rappresenta in chiave poetica uno dei temi più complessi, aspri, impegnativi e «inattuali» della cultura occidentale: il tema della morte e del destino dell’uomo. L’opera è una meditazione sulla morte, sull’incontro con Dio e sul destino che attende l’anima cristiana. Varcata la soglia fatale, Geronzio sperimenta nella sua anima la bellezza di un Credo amabile ed esigente, dolce e aspro, luminoso ed oscuro.
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